Rosso Malpelo




Buongiorno amici, oggi parliamo di una bella novella intitolata: "Rosso Malpelo", dell'autore e drammaturgo siciliano Giovanni Verga. Questa novella entrò a far parte della raccolta: "Vita dei campi", che comprende altre sette novelle, tra le più famose di Verga.

Narra la storia di Rosso Malpelo, un ragazzo che lavora in una cava di sabbia. Il narratore ci tace il suo vero nome, si limita a dire che "Malpelo si chiamava così perchè aveva i capelli rossi;

ed aveva i capelli rossi perchè era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone". Persino la madre aveva dimenticato il suo vero nome di battesimo.

Il ragazzo è dunque vittima di un pregiudizio popolare, quello che associa i capelli rossi alla cattiveria. 


Inoltre Malpelo "era davvero un brutto ceffo, torvo, ringhioso e selvatico". E' la vita che conduce ad averlo ridotto così:

la mamma lo trascura, la sorella si vergogna di lui.
Il padre, l' unico che gli riservava una qualche forma di affetto, è morto nella stessa cava dove lavora Malpelo, sepolto da un pilastro di sabbia.

In seguito alla morte del padre, un dolore che lo segnerà per sempre, Malpelo coltiva un oscuro spirito di vendetta.

Lavora dinamicamente, ma fa di tutto per meritarsi l'appellativo col quale viene chiamato. Picchia il suo povero vecchio asino ed è cattivo con tutti.

Sviluppa un rapporto conflittuale di amore-odio per un ragazzetto arrivato da poco alla cava, Ranocchio, a cui una lussazione del femore impedisce di fare il manovale, obbligandolo invece, a lavorare sottoterra.


Malpelo lo picchia, ma gli insegna nello stesso tempo con rabbioso affetto, le dure e feroci leggi della vita, le uniche che egli conosca: la continua lotta di tutti contro tutti e la sopravvivenza del più forte.


Un giorno colpisce Ranocchio che si accascia a terra senza più rialzarsi. Il ragazzo è gravemente malato di tisi. Non è più in grado di lavorare. Malpelo, a modo suo, è disperato . 

Lo va a trovare gli porta del vino e della minestra, ma il ragazzo muore. 

Malpelo rimane sempre più solo; la madre e la sorella sono nel frattempo andate a vivere altrove. 

Malpelo continua la sua bestiale vita alla cava. Persino un evaso, capitato a lavorare di nascosto nella cava, preferisce tornare in prigione, reputandola meno disumana della vitaccia passata nella cava. 

A Malpelo toccano i lavori più complessi e rischiosi, tanto non ha più famiglia e di lui non importa niente a nessuno.

Compie un'audace esplorazione del sottosuolo, alla ricerca di un passaggio che colleghi ad un pozzo. Attraverso questo passaggio Malpelo sparisce, portando con sè gli attrezzi del padre, inghiottito per sempre dalla terra. 
Ed ora i ragazzi temono che il suo fantasma si aggiri per la cava; hanno paura di trovarselo dinanzi coi capelli rossi e gli occhiacci grigi. 

Posso dire che questa novella racchiude in sè un racconto denso, un documento storico sullo sfruttamento del lavoro minorile nell' Ottocento; Rosso Malpelo ci spiega i meccanismi sociali e psicologici che possono costituire l'origine di comportamenti violenti e devianti.

Malpelo è cattivo, a volte persino crudele, ma nello stesso tempo è vittima di pregiudizi; un perseguitato, un oppresso,
un ragazzo che della vita ha assorbito solo gli aspetti più duri, è un reietto che vive in un deserto affettivo. 
Le uniche forze positive che lo smuovono sono il ricordo e la nostalgia del padre. Grazie al ricordo del padre che gli donava amore e affetto, tutte le violenze subite non riescono a spegnere in lui quella scintilla di umanità rimasta.

Egli odia Ranocchio per la sua debolezza, per la sua incapacità di sopravvivere in un mondo in cui vige la legge del più forte. Ma lo ama al tempo stesso perchè nelle debolezze di Ranocchio, scorge le proprie. 
Inoltre, nonostante cerchi di indurirsi il cuore per proteggersi dalle aggressioni del mondo esterno, non riesce a soffocare la pietà e la complicità nei confronti della sofferenza. 

In questo racconto, dove persino la natura e le cose inanimate mostrano un volto ostile, il lavoro assume per le classi inferiori , i connotati di una maledizione che si tramanda di padre in figlio. Sono gli istinti elementari a muovere gli esseri viventi e fra loro coesistono rapporti ispirati al semplice opportunismo e alla strumentalizzazione degli uni con gli altri. 

Da parte mia posso dire che questa novella mi ha commossa terribilmente; 
pensando al povero Malpelo cresciuto in una società dove non esiste infanzia, dove non esiste il gioco a cui ogni bambino della sua età dovrebbe partecipare ; ma solo tanta sofferenza e sfruttamento inflitti dai genitori stessi che invece di crescere i propri figli nel nido amorevole chiamato famiglia e nell' insieme dei valori umani, li spingono alla deriva, tra la cattiveria e l'ignoranza sociale di quei tempi. 

Amici consiglio vivamente la lettura di questa novella per me considerata molto viscerale e cruda .


Buona giornata...
Buona lettura...
La libraia matta90💙💙💙







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