Storia di una capinera




Buongiorno lettori, oggi mi dedico alla presentazione e recensione di un bellissimo classico, questa volta italiano;
del noto autore e drammaturgo siciliano Giovanni Verga appartenente alla corrente verista, il titolo del romanzo in questione è: "Storia di una capinera"...


Protagonista del romanzo è Maria, una diciannovenne rimasta orfana di madre da bambina e rinchiusa all'età di sette anni in un convento di Catania, destinata a diventare monaca di clausura per motivi di indigenza economica famigliare. 

A causa dell'epidemia di colera che nel 1854 colpì la città siciliana, Maria ha l'occasione di trasferirsi nella casetta del padre a Monte Ilice e vivere così con la famiglia per un periodo. Della famiglia fanno parte il padre con la sua seconda moglie, la sorellastra Giuditta e il fratellastro Gigi. A Monte Ilice  Maria incomincia un lungo scambio epistolare con Marianna, anche lei educanda del convento, 
nonchè sua migliore amica e confidente, anche lei tornata a casa dai genitori a Mascalucia a causa del colera.

Il primo periodo viene vissuto da Maria con grande spensieratezza. Monte Ilice rappresenta tutto l'opposto dell'ambiente claustrale da lei conosciuto. 
Allo straordinario senso di libertà fino ad allora conosciuto,si aggiunge poi la felicità di vivere in mezzo a quell'amore che solo una famiglia può dare (anche se il suo bisogno di essere amata le fa scambiare per sincero affetto, l'atteggiamento severo della matrigna, che non la tratta al pari dei suoi figli, ma piuttosto come un'ospite indesiderata). In quest'atmosfera solare, la sola ombra che offusca il cuore di Maria è il pensiero di dover tornare alla vita di clausura, ora che sa cosa offre il mondo esterno. 
Invidia perciò Marianna, per la sua decisione di non fare più rientro in convento.

A poca distanza dalla casa di Maria, in fondo alla valle, abita la famiglia Valentini, anche loro trasferitisi a Monte Ilice per sfuggire al colera. Maria diventa così amica intima di Annetta, figlia dei Valentini e sua coetanea; conosce anche il figlio maggiore Antonio, che tutti chiamano Nino.
Nei giorni trascorsi insieme, nelle  feste famigliari, nelle trafelate corse che coinvolgono i figli delle due rispettive famiglie, Maria e Nino hanno l'occasione di avvicinarsi, insinuando via via nel cuore della giovane educanda un sentimento del tutto nuovo per lei: l'amore.

Essendone completamente estranea, Maria scambia il sentimento per una strana e pesante malinconia che non sa spiegarsi, e che espone ad una provabile malattia. 
Grazie all'esame introspettivo a cui la spinge la corrispondente Marianna, Maria riesce finalmente a svelare la natura del proprio malessere, ma questo la spaventa ancora di più, poichè il suo destino è quello di diventare  suora e di amare solo Dio. La situazione peggiora quando Nino le fa capire di ricambiare gli stessi sentimenti d' amore e la invita a lasciare il convento.

Esaltata e allo stesso tempo stordita dalla rivelazione, Maria cade subito in un nuovo stato depressivo. La matrigna che temeva in una rinuncia al ritorno in convento al termine dell'epidemia, vedendo in lei profondi cambiamenti nel giro di pochi giorni, le parla con franchezza e le ribadisce la necessità di diventare suora. Intuendo la natura del suo malessere le proibisce di avere qualsiasi contatto con persone estranee alla famiglia, compresi i signori Valentini, e soprattutto Nino. Il profondo stato depressivo in cui cade l' educanda , diventa vera e propria malattia delirante che fa temere addirittura per la sua vita.

Cessato l' allarme dell'epidemia la famiglia Valentini decide di fare ritorno a Catania. La notte prima di partire Nino si presenta alla finestra di Maria per salutarla, ma la giovane ancora in convalescenza e fortemente a disagio, cade preda di un pesante attacco di tosse che le fa perdere i sensi. 
L' indomani mattina troverà sul davanzale una rosa lasciata da Nino durante la fugace visita e che la pioggia notturna aveva infradiciato. 

Dopo una settimana dalla partenza dei Valentini, anche la famiglia di Maria fa ritorno a Catania. La giovane educanda, non ancora del tutto guarita, acconsente al rientro con la morte nel cuore; sia perchè lascia un luogo a lei molto caro, sia perchè tornare a Catania significa tornare alla vita di clausura. Dalle anguste mura del convento, anche se con minor frequenza rispetto a prima, Maria continua a scrivere all'amica Marianna, ora suo unico conforto. Le lettere vengono consegnate a suor Filomena, suora laica molto legata a Maria e per la quale si incarica di recapitare la corrispondenza.

L' isolamento del luogo claustrale, invece di darle serenità non fa che acuire la sofferenza interiore e quindi il suo già cagionevole stato di salute, tanto da costringerla a passare buona parte dell'anno in infermeria, a causa di ripetuti attacchi di febbre. Il corpo soffre perchè la mente ritorna sempre al breve periodo di gioia vissuto a Monte Ilice, e ancora di più a Nino. Questi pensieri del tutto inopportuni per una suora, le straziano l' anima; allora si confessa,prega intensamente e si punisce digiunando e mortificando la propria carne per giungere ad uno sfinimento del corpo e dello spirito. 
Gli esercizi spirituali si intensificano ancora di più quando riceve la terribile notizia del matrimonio tra Nino e la sorellastra Giuditta.

Poco tempo dopo, Maria prende finalmente i voti. Alla cerimonia che lei paragona ad un funerale, assistono tutti i suoi familiari, compreso Nino. L' essere diventata suora a tutti gli effetti non produce alcun balsamo alle sue sofferenze; anzi più cerca di reprimere i suoi sentimenti, più questi la tormentano; accrescendo il suo senso di colpa e di dannazione eterna, combattuta tra l' amore per il suo peccato e i suoi doveri di suora. Teme di impazzire e racconta a Marianna della presenza in convento di una suora pazza, suor Agata, che da quindici anni è rinchiusa nella"cella dei matti". Racconta anche di una macabra tradizione del convento, secondo la quale la cella dei matti non deve mai rimanere vuota. Maria è atterrita  al pensiero di poter essere lei la prossima, in quanto la ragione la sta abbandonando.

Una mattina sale sul belvedere del convento e scopre che da lì può vedere la casa di Nino e Giuditta. Da allora, ogni giorno ed ogni notte si reca sul belvedere per scorgere Nino; saperlo a pochi passi dal convento, esacerba tutti i suoi supplizi interiori, facendola impazzire. 
Il bisogno di vedere Nino, la porta a tentare di fuggire dal convento, ma viene trattenuta dalle converse, e mentre lei si dibatte urlando come una belva e viene trascinata all'interno della cella di suor Agata, la suora pazza, ma a quel punto Maria sviene. Viene portata quindi in infermeria, dove dopo tre giorni muore.

Il libro si chiude con la lettera che suor Filomena scrive a Marianna e con la quale le fa pervenire gli effetti personali della defunta. 

Verga giustifica il titolo "Storia di una capinera" in un breve antefatto. Ci racconta che una volta vide una capinera chiusa in gabbia, che era molto triste perchè sentiva cinguettare gli altri uccellini liberi di volare sui prati.
Alla fine la poverina morì, ma non per la fame o il freddo, ma perchè era stata privata della libertà.

Intanto è un romanzo epistolare, cioè scritto sottoforma di lettere. E' un atto di denuncia contro l' ingiustizia sociale nei confronti della condizione femminile dell' epoca, privata della sua libertà di decidere e del proprio destino e spesso assoggettata a uno stato di inferiorità da cui si determinava la vita all' interno di un chiostro. Infatti prendere i voti era una sorte inflitta alle ragazze che non possedevano una dote cospicua e di conseguenza avevano difficoltà a trovare un degno giovane con cui sposarsi.

Leggendo questo romanzo, si evidenziano gli elementi che caratterizzano l'autore siciliano nei suoi romanzi e racconti futuri. La compassione per i deboli, ma nello stesso tempo la triste certezza di una situazione immutabile nel suo pessimismo, caratterizzano questo romanzo epistolare in cui la storia si snoda tra le pagine intense e profonde. 
Pagine dominate dall' esagerazione, da un eccesso drammatico dal quale stracolma una disperazione sempre più accentuata. 

Che dire lettori, è davvero un'opera inestimabile. Consigliato...



Buona giornata...
Buona lettura...
La libraia matta90❤❤❤








Commenti

  1. Ho avuto un rapporto difficile con questo romanzo..l'ho rivalutato da adulta!

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    1. TI CAPISCO, ALCUNI ROMANZI VANNO RILETTI DA ADULTI PER COMPRENDERLI MEGLIO E APPREZZARLI PER BENE :)

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