Mi chiamo Lucy Barton





Buongiorno miei cari amici e mie care amiche, oggi voglio parlarvi di un romanzo letto qualche tempo fa e che ho trovato alquanto particolare; il titolo in questione è: "Mi chiamo Lucy Barton" dell'autrice statunitense Elizabeth Strout.

La vicenda si apre in ospedale, dove la protagonista da tre settimane è costretta a letto a causa di alcune complicazioni dopo un banale intervento di appendicite,proprio quando il senso di solitudine e isolamento si fanno insostenibili; vede comparire al suo capezzale il viso tanto noto quanto inaspettato della madre che non incontra da anni.

Per arrivare da lei è partita dalla minuscola cittadina rurale di Amgash nell'Illinois, con il primo aereo della sua vita ha attraversato le mille miglia che la separano da New York. Alla donna basta sentire quel vezzeggiativo antico: "Ciao bestiolina", perchè ogni tensione le si sciolga in petto.

Non vuole altro che continuare ad ascoltare quella voce, timida ma inderogabile; chiede alla madre di raccontarle una storia, qualsiasi storia.

E lei, impettita su quella sedia rigida, senza mai dormire nè allontanarsi, per cinque giorni racconta; della spocchiosa Kathie Nicely e della sfortunata cugina Harriet, della bella Mississipi Mary, povera come un sorcio in sagrestia.

Un flusso di parole che placa e incanta, come una fiaba per bambini, come un pettegolezzo fra amiche.

La donna è ormai adulta, ha un marito e due figlie;ma fra quelle lenzuola, accudita da un medico dolente e gentile, accarezzata dalla voce della madre, può tornare ad osservare il suo passato dalla prospettiva protetta di un letto d'ospedale. Lì, la parola rassicura perchè avvolge e nasconde.

Ma nel silenzio, nel fiume gelido del non detto, scorre l'altra storia.

La trama sfiora la vita di molteplici personaggi, lascia emergere sfumature emozionali e persino la stessa Lucy non si lascia conoscere se non attraverso fugaci ricordi e frammenti di esistenza.

La straordinaria capacità narrativa dell'autrice si dimostra proprio nel percepire il tutto come una storia unitaria.
Quella di Lucy, quella dell'intera umanità di cui Elizabeth Strout sa indagare la psiche con grande sensibilità.

Un breve romanzo su un amore imperfetto ed incostante che si nutre di un legame diretto che non pone domande, ascolta le risposte, accetta le spiegazioni, soffre e gioisce dell'unicità del momento. Una semplicità descrittiva e narrativa che appassiona, un intreccio che riporta alla bellezza di gesti e pensieri primari, senza forma, ma conservati e radicati dentro di sè.

Pienamente consigliato...


Buona giornata...
Buona lettura...
La libraia matta90💗💗💗

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