Intervista a Joe Oberhausen-Valdez.





Buongiorno miei cari lettori incalliti, oggi voglio riportare un'intervista eseguita dal sito internet "scritto.io" all'autore siciliano Joe Oberhausen-Valdez.


"Per me scrivere è un divertimento, un modo per costruire storie, inventate di sana pianta, di fantasia o semplicemente per rievocare un qualsiasi passato per renderlo immutabile e infinito”, ci ha raccontato lo scrittore Joe Oberhausen-Valdez in questa intervista.


Benvenuto, Joe Oberhausen-Valdez! Partiamo con la prima domanda: cosa si prova a scrivere e quando ti sei accorto che non potevi farne a meno?

Per me è un divertimento, un modo per costruire storie, inventate di sana pianta, di fantasia o semplicemente per rievocare un qualsiasi passato per renderlo immutabile e infinito. Non c’è una data esatta, ho sempre amato scrivere, ma forse dopo aver completato il liceo classico, quando ormai credevo di essere libero da ogni forma di condizionamento scolastico.

Quando hai deciso di pubblicare e perché?

Dopo aver scritto vari racconti per la pagina di Facebook, Razione Ilz (un gruppo di scrittori per diletto – di cui faccio parte –, che raccoglie varie composizioni di autori emergenti, o semplicemente di chi ha voglia di scrivere qualcosa anche senza senza scopi o mire), qualche amico mi ha consigliato di riunire questi scritti in un libro e di autopubblicarli. Così è avvenuto, perché l’idea era buona, non mi costava niente, e mi sono lanciato senza fune di vincolo in un cielo sconosciuto e mai perlustrato in precedenza, da me ovviamente.

Di cosa trattano i libri che hai già pubblicato?

Il mio primo libro, “Come il vento tra i ciliegi”, è una raccolta di racconti surreali, apocalittici, autobiografici, ancorati al passato e rivissuti con la consapevolezza che il tempo perduto o meglio “trascorso” è sicuramente lontano, ma è ancora vivo e presente, non cancellabile, anzi amato, giacché ogni uomo è quella tabula rasa che è stata riempita da varie esperienze e da diverse conoscenze. Siamo sempre quel che siamo stati, in un divenire che basa il futuro sui propri substrati più profondi, e lo costruisce, giorno per giorno, anche senza la speranza di raggiungere una vetta prefissa, poiché la vita non può essere adorata riponendola in un futuro che non esiste o che non si sa se accadrà. Essa va vissuta e gustata ogni giorno, in tutte le sue sfumature e in tutta la sua bellezza, dal sorgere del sole al chiudere gli occhi sotto le coperte, aspettando che ritorni la luce del dì seguente. Il secondo libro, “Il Drago e la Sfinge”, è stato ideato e partorito a quattro mani con un’amica, la scrittrice napoletana Ilaria Di Leva, ne parlerà lei in una sua prossima intervista.

Ti è capitato di vivere il famoso “blocco dello scrittore”?

No, mai. Non preimposto nulla, non ho una schema da seguire, mi siedo alla scrivania e le mani si muovono sulla tastiera come se fossero guidate da un demone. Poi ricontrollo la storia, leggendola decine di volte, perfezionando i costrutti e i termini usati. Sono molto attento nella ricerca dei vocaboli e nella loro collocazione all’interno della frase. Non lascio niente al caso, sono perfezionista, macchinoso, e seguo quel che è possibile nell’ambito del mio “destino”. E, a volte, anche l’impossibile. Scrivo attaccando, non solo la carta bianca, senza difese, come dice un mio amico scrittore, il colonnello Nicola Furia, autore di vari libri, tra cui, il migliore, “Diario di guerra contro gli zombie”.

Oltre a scrivere, cosa fai nella vita?

Sono laureato in lingue e letterature straniere, con indirizzo filologico-romanzo, lavoro come traduttore di testi in (oppure “di”) francese e tedesco, attività che mi piace molto.

Da lettore, quali libri preferisci?

Tutta la narrativa francese del diciannovesimo secolo, testi di filologia romanza, filosofia, soprattutto i “miei” maestri Nietzsche e Schopenhauer.

Scegli una citazione che rappresenti te.

«Panta rei»

Scegli una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.

«“Redimere i passati” e trasformare tutti i “fu” in “così volli!” – questo significherebbe per me redenzione» (cit. F. Nietzsche).


Ringrazio infinitamente l'autore per avermi dato la possibilità di pubblicare questa sua intervista. Inoltre vi invito a leggerla e a leggere il suo romanzo.


Buona giornata...
Buona lettura...
La libraia matta90💓💓💓

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