RECENSIONE: BIANCA VESTITA DI NERO. ANGELA CAPUTO.





Buongiorno miei adorati lettori... oggi voglio parlarvi di un romanzo storico che mi ha molto colpita per il periodo in cui viene collocato. Il romanzo in questione è: "BIANCA VESTITA DI NERO" , dell'autrice siciliana ANGELA CAPUTO. 

Nata a Giarre (Ct), tra le pendici dell’Etna e il mar Jonio, dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Classico si è laureata in Lettere Classiche. Come giornalista pubblicista ha pubblicato presso testate locale, lavorato come editing e correttrice di bozze. Ha svolto ricerche di storia locale e nazionale. Ha poi conseguito il Diploma di Specializzazione per l’insegnamento. Da sempre cultrice della storia, in particolare della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah, ha insegnato in diverse scuole di ogni ordine e grado. Dopo diverse esperienze come Ghostwriter, ha preso il volo come autrice.

Sinossi

Calabria, estate 1942. A Tarsia, paese su cui sorge il campo di concentramento situato in località Ferramonti, c’è tanta trepidazione per l’imminente visita del Duce e della delegazione fascista e nazista, con la presenza sul territorio della Wermacht. Il podestà, già impegnato col partito a Cosenza, nomina la nipote Bianca, appartenente alla gioventù mussoliniana fin da bambina, come sua fiduciaria e le assegna il delicato compito di organizzare l’accoglienza per gli ufficiali delle SS e di ispezionare nelle finte vesti di dama di carità il campo di concentramento, al fine di destituire il comandante accusato di essere un anti fascista e amico degli ebrei.

Bianca però nasconde qualche segreto dietro la sua divisa del fascio femminile: un fidanzato anti fascista al fronte, la migliore amica ebrea e una famiglia che sotto banco aiuta gli internati di Ferramonti. Il suo ingresso al campo le stravolgerà la vita: incontrerà un’umanità varia, l’accoglienza delle donne ebree nelle baracche, il maestro degenerato e censurato dai nazisti Michel Fingesten e soprattutto lui, il medico tedesco ebreo, Goran Jacowitz. Tra i due nascerà un’amore travolgente e illegale per le leggi razziali in vigore.

Ottanta anni fa, a seguito dell’armistizio dell’8 settembre del 1943, avveniva la liberazione del primo campo di concentramento della storia della Seconda Guerra mondiale: a Ferramonti di Tarsia in Calabria, il primo a essere liberato e l’ultimo a essere chiuso nel 1945 dopo aver svolto la funzione di raccolta profughi. Le testimonianze lo ricordano come luogo di salvezza per chi è riuscito a scampare le destinazioni tristemente note. Questo romanzo getta luci e ombre su Ferramonti, dando voce agli internati ma anche al popolo calabrese che ha svolto un’opera di volontariato nei riguardi dei prigionieri.

Recensione a cura de La libraia matta 90

Una storia senza eguali prende vita tra le pagine. Una narrazione storicamente complessa che non lascia nulla al caso e che trasmetterà una gran moltitudine di emozioni al lettore. Vivremo la quotidianità nel campo di concentramento di Tarsia in Calabria, dove la giovane Bianca viene nominata dallo zio podestà come sua fiduciaria. Lo zio pretende il massimo aiuto e ordine da parte della ragazza che deve possedere un forte temperamento e tanta audacia. Durante la narrazione le voci si alternano per dare la visione di un quadro completo della situazione dai vari punti di vista di ognuno dei personaggi. Vivremo anche l'amore...l'amore quello vero tra Bianca ed il medico ebreo Goran. L' autrice ci guida in questa posizione storica alquanto crudele; e riesce a farlo con lungimiranza e dimestichezza  conoscendo bene il periodo e lasciandosi trasportare dalla propria ispirazione. Sono tante le emozioni che improvvisamente travolgono il lettore: il connubio tra odio/amore, pietà e speranza che rappresenta il fulcro principale di tutta la storia e che come ben sappiamo non coglierà buoni frutti. Sono tanti i pensieri nella mente di noi lettori; pensieri che ci guidano a riflettere su tutto il male che è stato fatto e come spesso ci fa comprendere che l'uomo non ha imparato proprio nulla da ciò che è stato e che continuamente porta avanti guerre, morti e devastazione. Io credo fermamente che questa storia debba essere letta da tutti; soprattutto per non dimenticare.  Un romanzo adatto ad ogni tipo di lettore e che personalmente inserirei anche nei progetti di lettura scolastici. 




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